Il personale che opera all’interno dell’area EPA deve essere dotato di indumenti antistatici ESD che permettono di garantire una protezione adeguata per le parti sensibili.
Chiaramente non solo il personale operativo deve proteggersi, ma chiunque acceda all’interno dell’EPA.
Esistono in commercio tante tipologie di capi di abbigliamento protettivo, pertanto la scelta può essere fatta in modo accurato trovando quelli che offrono dettagli di cura maggiore..
La scelta può quindi prendere in considerazione alcuni fattori importanti come ad esempio la composizione dei tessuti.
A prima vista molti utilizzatori preferiscono il puro cotone, ma la fibra del cotone da sola, assorbe facilmente l’umidità sia dell’aria che quella corporea appesantendone la fibra ed asciugando molto lentamente ( i capi sportivi tecnici moderni, evitano il cotone per tale motivo).
Inoltre la fibra di solo cotone, per buona che sia, tende a sfilacciarsi con il passare del tempo e dell’usura.
Le fibre sfilate, si disperdono facilmente nell’ambiente di lavoro e si possono depositare sulle schede elettroniche, se contengono parte della fibra di carbonio conduttiva del capo di abbigliamento, possono creare corto circuiti oppure possono venire permanentemente inglobate nella fase di laccatura delle schede.
Scegliere pertanto un capo composto con fibre miste di cotone, carbonio e poliestere, risulta essere la scelta migliore.
Il tessuto misto cotone poliestere, consente una traspirabilità analoga a quella del cotone, ma comporta una maggiore durata nel tempo del capo, evita le sfilacciature, riduce la caratteristica di assorbimento dell’umidità tipica del cotone e consente anche una asciugatura più rapida.
Importante è anche il numero dei lavaggi ipotetici fatti con un sistema industriale, che il capo può reggere senza decadimento delle sue caratteristiche ESD (da 50 a 100 volte).
Altro dettaglio importante è la copertura con un nastrino, delle zone di giunzione interna, che viene realizzata per chiudere i punti di unione delle parti che compongono il capo.
Si tratta di parti terminali del taglio di stoffa, che vengono unite come nel caso delle maniche al busto o alla spalla, del capo di abbigliamento.
Tali parti, prese singolarmente ed non essendo rifinite, presentano fili di tessuto sporgenti non uniti.
Certo durante la fase di cucitura delle varie componenti un capo di abbigliamento in gran parte rimangono bloccate, ma i “pelucchi” terminali restano liberi anche se il lembo viene ripiegato su se stesso.
A seconda della stagione e della condizione ambientale di lavoro, è opportuno poter scegliere il capo di abbigliamento protettivo più indicato.
Si può quindi optare per un camice a manica lunga o corta, una polo o una t-shirt, un pile o un giaccone completo di pantalone.
Ciascuno di questi capi avrà pertanto una composizione del tessuto differente, anche in funzione del suo utilizzo